domingo, 3 de enero de 2016

NELO RISI [17.843] Poeta de Italia


Nelo Risi 

Nelo Risi (Milán, Lombardía, 21 de abril de 1920 - Roma, Lacio, 17 de septiembre de 2015)  fue un poeta y director de cine italiano.

Nacido en Milán, se graduó en medicina como su hermano Dino, a continuación, con el comienzo de la Segunda Guerra Mundial combatió en el frente ruso y fue internado en Suiza. comenzó su obra poética en 1941, publicando Le opere e i giorni. Con el final de la guerra se trasladó a París donde se unió a un grupo de cineastas, liderado por los estadounidenses Richard Leacock y John Ferno, dedicados a documentar el desastre de la guerra en Europa mediante un conjunto de documentales. Durante este período Risi también publicó su segunda colección de poemas (L'esperienza, 1948) y trabajó como traductor de obras de poesía de Pierre Jean Jouve, Constantino Cavafis, Sófocles, Jules Laforgue y otros.

De vuelta en Italia en 1954 dirigió una docena de documentales sobre figuras populares y momentos en la historia del siglo XX. Hizo su debut en el cine en 1961, con un segmento de la película Le italiane e l'amore; el mismo año comenzó su larga colaboración con la RAI. Durante su carrera cinematográfica Risi ganó dos Nastro d'argento (Cinta de plata), en el año 1960 por la dirección del cortometraje The Brothers Rosselli (1959) y en 1970 por el guion de Diary of a Schizophrenic Girl. En 1970 también obtuvo el Premio Viareggio por su colección de poesía Di certe cose che dette in versi suonano meglio che in prosa. Su estilo de la poesía se conoce como "poética de la habitual" ("dell'usuale poética"), en alusión al intento de comprender las contradicciones y las mistificaciones de la vida cotidiana a través de un lenguaje básico, simple, cerca de un estilo de diario. Risi murió el 17 de septiembre de 2015 en Roma a la edad de 95 años.

Obra

Le opere e i giorni (1941)
L´esperienza (1948)
Polo teso (1956)
Il contromemoriale (1957)
Civilissimo (1958)
Pensieri elementari (1961)
Minime Massime (1962)
Dentro la sostanza (1966)
Di certe cose (1970)
Amica mia nemica (1975)
I fabbricanti del "bello" (1982)
Le risonanze (1987)
Mutazioni (1991)
Il mondo in una mano (1994) antología

Filmografía

Le italiane e l´amore (1962)
La strada piu lunga (1965)
Andremo in citta (1966)
Diario di una schizofrenica (1968)
Ondata di calore (1970)
Una stagione all´inferno (1970)
La colonna infame (1972)
Idilio (1980)
Un amore di donna (1988)
Per odio, per amore (1990)

Cortometrajes

Il delitto Matteotti (1956)
I fratelli Rosselli (1959)

Telefilmes

Le citta del mondo (1975)

Documentales

Venecia, entre oriente y occidente (1987)

Premios

Nastro d´Argento, en 1960, al mejor cortometraje por I fratelli Rosselli.
Viareggio, en 1970, en la sección de poesía por Di certe cose.
Carducci, en 2007, en la sección de poesía.




Los lobos

Un viento negro invade
mi desierta ciudad,
una casa doliente
afligida desde el alba.

El muro no mide
más de tres metros, el falaz onirismo
de un adolecente que recuesta
su eterno peso.

Los lobos se precipitan
sobre sus calles,
en la primavera o el estío
y su brío no cambia de país.

Mi desierta ciudad
viste ruinosas pupilas,
sanguíneas rosas
que otro cultiva. 



Vacío interior

No firmo la paz con el mundo
no quiero aprender tropezando con
demasiada frecuencia en el mismo obstáculo.

Sensible a la mundana seducción,
renunciaré a todo.

Es un oscuro proceso,
creía conocerme bien a mí mismo,
pero ahora miro mi interior desde fuera. 



Telegiornale (da Il mondo in una mano)

Stando nel cerchio d’ombra
come selvaggi intorno al fuoco
bonariamente entra in famiglia
qualche immagine di sterminio.
Così ogni sera si teorizza
la violenza della storia.

(1961)




I lupi (da L’esperienza)

La mia città deserta
un nero vento invade,
la mia città dolora
all’alba delle case

Il muro non misura
più di tre metri, il sonno
di quel ragazzo steso
a lato è un peso eterno

Il lupi sono scesi
visitano le strade,
autunno o primavera
non mutano paese

La mia città deserta
ha occhi di rovina,
le rose del suo sangue
c’è già chi le coltiva.



Origine vertigine (da Né il giorno né l’ora)

Voce delle cose
delle onde delle piante brusii sommessi
frammenti in quel silenzio
così la musica tra due silenzi
un primo fondamento ha il seme
che dall’origine ci appartiene
è LA PAROLA un corpo fatto
della stessa carne dell’uomo
e del mondo capogiro in movimento
una vertigine dall’invisibile
al visibile che affiora.



dal libro Amica mia nemica



ho colto la vita dall’albero
di ogni frutto ho fatto conserva
quello che è stato è stato


Il curriculum è aperto: facile
dire che tutto è uno scialbo
museo maniacale comodo dire
che ho perso la faccia che ho
accomodato a mio modo la storia
in giro se ne parla per parlare


accomodato a mio modo la storia
in giro se ne parla per parlare


Da uomo d’ordine
che dell’ordine del mondo
ha fatto una sua fondata opinione
devo tener conto che dopo la grande
dopo la mondiale è nell’aria
una terza universale tanta
energia compressa dovrà pure espandersi!


Voli di bandiere stragi araldiche
le pulsioni più coatte
scaricate sugli inermi in ogni dove
nel Laos nel caos
magari un’isoletta un quarto turca
il resto greca un disegno autoritario


Biogeneticamente pare
non ho di che vantarmi
(e i traslati e le metafore?
Bello come un giglio
sant’Antonio lis de France
il vergine il pudico scala
al bianco


Mi gestisco mi appartengo
ora tendo al bordello ora
dipendo dalla famiglia amo
la donna serva (oh! il turchinetto
da bucato un rifarsi in sogno
amabilmente candido


Ho un carattere dominante
e dovrei cambiare? so so
che la mutazione è legge
fondamentale per averla
studiata sui conigli le piante
(metti nero su bianca
verrà fuori un meticcio)


Una buona dentiera cannibalesca
e la carriera è aperta
titoli & azioni / burro & cannoni
nel lavoro sempre prima il profitto
(il privato è diverso dal sociale
anche se crea disagio in fabbrica


Un domenicano lunedì mi ha detto
“A ben guardare badi bene mi dia retta
il marxismo non è che un’eresia cristiana”
io ho provato a sciacquarmi la bocca
ma è un detersivo che ti mangia il tartaro
e dalle gengive gronda rosso (tutto sommato
un’esperienza deviante volevo fare contenta mia figlia


Notti in bianco
in solitudine davanti un bicchiere
in un pallore di luna funesto
albeggiare di tracce mnestiche
tra ornamenti e maschere)
(ti viene da piangere


Se ho un rimpianto è per le colonie
il mercato delle schiave un paio di moretti a letto
l’incontro con Livingstone i ladri con le mani mozze
il Congo di Leopoldo la Libia di Graziani le missioni
il mondo a nostra immagine ah l’Africa!
non c’è più in giro un mercenario
molto è perduto anche il guadagno facile


(Ho notato che la gente di colore
non suda affatto Io me ne sto sdraiato
ciononostante traspiro sempre Che sia
una questione di pelle?
di una cosa vado fiero
della mia razza


Da quanto veleggio meno e vivo ritirato
mi lustro l’onore mi lavo il cervello
depongo fiori d’arancio in devozione
ai piedi del mio busto d’alabastro
somigliantissimo (dentro l’albume
di quegli occhi smorti
vegeta un sesso cagliato


Finirò con la benda sotto il mento
avvolto in un sudario rigido oltre il dovuto
l’ostia rappresa tra la lingua e il palato
e le mie ossa biancheggeranno
come frammenti di marmo pario
mentre l’Europa invasa)


Quello che è stato è stato

Nelo Risi





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