lunes, 2 de noviembre de 2015

ROSSELLA FUSCO [17.339]



Rossella Fusco 

Poeta. Nacida en Itri (Italia) el 12 de noviembre de 1961, donde vive y trabaja, Rossella Fusco, es un psicoterapeuta en la vida, pero su gran pasión, desde muy joven, fue la poesía. Numerosas publicaciones y premios en diversos concursos de poesía. 

Publicó:  la silloge poetica Non trovo lacrime presso le Edizioni del Giano (Roma, 1986) con prefazione di Dario Bellezza; la raccolta di liriche e prose poetiche Cabala premio pubblicazione "Portico d'Onofrio 1994"; il volume di versi Cinquantadue falo' e un tango solitario presso Book Editore (Bologna, 1998) con una nota di Alberto Bertoni; la raccolta di liriche ed epistole Principe delle fiabe presso Fermenti Editrice (Roma, 2000) con prefazione di Plinio Perilli; la silloge Feliçita all'interno del libro curato da Eugenio Rebecchi “Quando il poeta è donna” presso Blu di Prussia editrice (Piacenza, 2002). 

Inoltre, Rossella Fusco, pratica la arteterapia. Tra le pubblicazioni scientifiche in materia:Figli del Dio del Mare (2000); il calendario I mesi dell'anima (2003) ed il calendario Le parole dell'anima (2004). 



LUZ TÚ ERES

Un pico ventoso del corazón
donde habita ternura
destino a ti
en memoria de los besos
dados en tiempos de guerra.


LUCE TU SEI

Un picco ventoso del cuore
dove abita tenerezza
destino a te
in memoria dei baci
dati in tempo di guerra.

Traducido por CARLOS VITALE 



LA RUTA

He encontrado mi vida
abarquillada al borde
de un camino poco frecuentado

traje raído para grandes ocasiones

la llevo hoy
sobre la nave que zarpa para incierto
destino.


LA ROTTA

Ho trovato la mia vita
accartocciata sul ciglio
di una strada poco frequentata

abito lacero per grandi occasioni

la indosso oggi
sulla nave che salpa per incerta
destinazione.



MUERTE VOLUNTARIA

Han traído una rosa solamente
para tus ojos de hierba y de rocío
sobre los guijarros donde la piedra
ha desposado tu soledad.

No flores como en los funerales
de la tele, sino una rosa rosa.


MORTE VOLONTARIA

Hanno portato una rosa soltanto
per i tuoi occhi d’erba e di rugiada
sui ciottoli dove la pietra
ha sposato la tua solitudine.

Non fiori come ai funerali
in tivù, ma una rosa rosa.

Traducido por CARLOS VITALE 



Ninfa

Vivo dentro il vulcano 
in fondo a maree 
e onda divento 
per turbare l'oceano, 
ho dita d'acqua 
e d'arpa e braccia da gabbiano 
reale per danzare le notti 
austere dell'inverno, 
gambe da gazzella fuggiasca 
fianchi fluttuanti fino 
al fondo degli abissi. 

Ho foglie di platano rosse 
nella mia casa ed un altare

per gli dèi della prima tenerezza, 
vento e fuoco- fuoco e vento sorvegliano 
l'uscio socchiuso 
e la danza da principessa 
scalza, nella mia stanza 
ho il camino ancora acceso 
vestiti appesi alle pareti 
e riserve di datteri 
in cantina con anfore di miele.

Solo petali per l'assenza tua 
arcana e non preghiere 
per la tua sete atea 
ma vino rosso per brindare 
all'ultima partenza. 
Alla terra domando 
alisei tiepidi per i tuoi occhi 
orme leggere e oblio 
per i passi di pellegrino 
e bisacce colme di cibo e bramosia.



“Via col vento” 

I

Vivien Leigh e Clark Gable 
amaro palissandro di consolle

in camera da letto, 
con tanta intimità il verbo 
ultimo tra asfodeli aspri. 

II 

Mia madre non guarda la tivù 
ago e ago scuce cuce stole 
per signore ossigenate, 
grano minacciato dall'inverno 
ermellino senza ostenti 
mia madre agata e corniola. 

III 

Sul viale robbio di cotto 
sgretolato e figlie claudicanti 
mio padre ripone a mosaico pezzetti 
di legno tasselli di rassegnazione 
per l'inverno da venire e su giornali 
d'avanzo ritaglia notizie dimenticate 
come tralci d'una vite d'altri tempi 



Resa

Approfitta di me, delle mie gambe 
e del collo sussurro di civetta. 
Abbi labbra dolci di cupudigia 
e tenero viola con cui avvolgermi. 




1994, nel segno della volontà 

Tua madre è una gatta, lo sai? randagia 
sotto i platani in cerca d'ombra. Cresci 
sicuro nel calore del mio grembo 
nutrito dalla stessa ostinazione. 
I miei occhi giorno e notte saranno 
guardiani di sogni e con tenerezza 
feroce ti difenderò da prede 
e predatori. Finchè avrò goccia 
di sangue o di respiro. Fiuterai 
con me i venti: favonio maestrale 
libeccio; sul mio seno i morsi tuoi 
e di volta in volta paura fame 
gioco e ancora gioco paura fame. 

Presto le tue gambine diverranno

forti, ed allora aprirò la tana 
perché tu possa partire e al tramonto 
ritornare. Quando poi la stagione 
soffierà t'indicherò l'orizzonte. 



Feliçita 

Principessa 
andiamo insieme per le strade 
di questo paese. Io indosso sandali 
che lasciano nudo il piede e nastri di chiffon 
colorati tra i capelli. 
Veniamo da lontano. 
Ti porto adagiata tra le mie coprenti 
vesti, tra veli 
pregiati a mostrare incanti: gli occhi tuoi oscuro 
mare, le mani protese a tessere fila di sogni 
e seta, le dita dei piedi intrecciate a minuti 
lapislazzuli. 
Abbiamo camminato a lungo seguendo 
tutte le processioni per rendere grazie 
della tua venuta, per gioire insieme alle correnti 
e alla calura ora flebile ora serrata, per ridare brina 
alle primule posate sul tuo capo. 
In tanti ti hanno benedetta, in tanti si sono fermati 
a chiedersi chi fossi. Tu piccola Giada 
incastonata tra le pieghe del mio cuore. 



In canto 

Nell'attesa tua con cura raccolsi 
le filastrocche dei ricci di mare 
e la malinconia di lumachelle 
appena scasate. Non smisi mai 
d'essere ballerina, di contare 
sul selciato i ciottoli d'altri tempi 
ed allacciare degli avi il canto antico. 

Sentieri infiniti percorrerai, 
io resterò tua madre sola e sempre. 










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