viernes, 17 de abril de 2015

DIEGO CONTICELLO [15.652] Poeta de Italia


Diego Conticello 

Poeta (1984), de Catania, Italia. Vive entre Como y su Sicilia. Se ha especializado en literatura y filología moderna en la Universidad de Padua con un repertorio de poetas sicilianos incluyendo Lucio Piccolo, Bartolo Cattafi, Melo Freni, Lucio Zinna, Nino De Vita y Angelo Scandurra (La curva mediterranea. Caratteri della poesia contemporanea in Sicilia), que se publicará en monografías. 

En 2004 llevó a cabo los estudios, con el método concordanziale, en L'esequie della luna di Lucio Piccolo, para la cátedra de Teoría de la Literatura de la Universidad de Catania. 

En 2009 publicó un ensayo esegético-biográfico-figurativo intitolato Lucio Piccolo. La poesía de las imágenes "en el viento de Soave", escrito junto con Franco Valenti y con un epílogo por el maestro Silvio Ramat. 

Colabora, como editor, con La Vita Felice y la revista literaria "QuiLibri." Es uno de los fundadores del grupo de blogs de poesía y crítica literaria "Carteggi literaria." 

Sus ensayos no publicados y comentarios han aparecido en diversas revistas como «Capoverso», «Incroci», «Arenaria», «QuiLibri», «Euterpe» e alcuni blog come La dimora del tempo sospeso, Nuovi Argomenti, Imperfetta ellisse, Critica impura, Poetarum Silva, La poesia e lo spirito, LaRecherche, Tellusfolio, Compitu re vivi, Wordsocialforum, Il giardino.

Algunos de sus poemas han sido traducidos al español por Pablo López Carballo para la revista anual de la literatura "Fragmenta II."

Está presente en varias antologías incluyendo (S) fruto del Signo, La Vida Feliz 2012 y la evolución de las formas poéticas, Kairós 2013. 

Ganó varios premios, entre ellos el poema inédito "Roberto Bertelli" ciudad de Pontedera, la "Ciudad de Chiaramonte Gulfi" y, la mayoría de las veces, el premio de la Fundación Vitaliano Brancati de Catania. 

Barocco amorale es su primera obra poética (publicado por LietoColle en 2010 con un prefacio de Silvio Ramat).




NATURALES OXÍMORON

El boj talado
con precisión,
el hibisco no eclosionado
es la índole
de mi tiempo,

mientras explota
-bajo la mesa-
altura de la hoja
de plátano,

una espiga
ennegrecida sobre la ola,

hurgón de chopo
en el viento.

Traducción: Pablo López Carballo





Testi
(Da: Barocco amorale, 2010)


Acqua del respiro

Pioggono 
i tuoi occhi

e un abbraccio 
richiara 
da abissi 
spassionati

come acqua cara 
al mio e al tuo

respiro.





Silenzio

Taci se non hai mai 
scritto d'amore, 
un ridace silenzio 
nega d'aver rivisto 
le labbra sulfuree 
della tua donna

o le sue mani 
uncinarti 
nella respirata 
smorfia di un abbraccio.

Vivi a muta disforia 
se non hai detto.

Obliquo oltremare

Ah, l'obliquo 
socchiuso 
delle tue palpebre 
nell'oltremare 
di notti di marzo,

ha già seguito 
le linee del volto

che disgrega 
(perdendo e ritrovando) 
se doni.





Lasciati i paraventi

Non mi ha cercato 
stanotte 
transito d'oscurità incosciente, 
così t'ho meditata

ora – lasciati 
i paraventi – 
(solo di fronte 
alla vita) 
è voglia 
d'abbandono,

oblìo in te.




Frammenti

Ammutato, 
di notturno

per paura di viverti,

a vastare 
idee malsane,

spero il grano 
vagabondo 
degli occhi

e la corteccia 
avara, 
inestricabile.




Velo delle cose

Ci coccola 
da prossimo 
impercettibile 
coperta fredda

srotolata 
su esili fili 
tempali 
piombei,

immerge 
nell'abbraccio 
mattiniero 
spaesato,

involge, 
strangia

velo delle cose.





In cruccio di solitudini

a Basilio Reale

Lapidario in ironie 
tra limonere 
e sterrati 
in cruccio 
di solitudini 
si trapassava 
al fresco di pareti 
in venatura,

immerso tra 
sicilianerie e caligini, 
nel dolore di ciò 
che è perduto.

Ma lo ritrovo 
vivo alle mattinate 
ormai dismesse, 
quando inaspettato 
mi ferma per restare.

(Inediti)





Allargare il salvabile

Sorge 
col tepore 
meridiano 
quest'aria 
odorata 
di stallatico,

trema 
i fogliami inermi, 
sventra pagliericci, 
soppesa 
increspature 
al ruscello,

poi si fa sottile, 
culla i nervi 
dell'ortica,

l'erbe lega a fili 
di memorie 
in freschi 
svanenti abbandoni.




Lastre di pianto

Ondeggiano lastre 
dello stretto 
su un fondo mobile 
di perenne 
pianto, 
come una macabra 
giostra 
sul nero 
fondale delle cose.

Oramai abbiamo scavato 
ma non si trova 
il perno, 
vi s'inceppa melma 
sfrangiata 
da queste correnti aberrate 
che inghiottono 
lo scanto

del varco

e ci abbuiano 
gli occhi.





La distruzione delle cose

a Fabio Pusterla

Riflessi, 
nuovamente piegati 
soggiogati buoi/bestie 
alla morsa del tempo 
al buio come morte.

La distruzione delle cose.

E i nomi lì a rifulgere, 
rifiutare di piegarsi,

di nuovo fare luce.





Cosmagonia

a Lucio Piccolo

Se un'enorme massa, 
una dell'infinita 
gragnuola 
trapassante le galassie, 
sfondasse i fragili 
veli sferici 
ad un'ora, ad un tempo preciso, 
avremmo un'altra Tunguska, 
impensati megatoni 
del tramonto. 
Questione di traiettorie, 
risucchi implosivi 
per cui siamo 
conigli abbagliati, 
sagome inutili 
inette a smuoversi.

Chimiche brillanti 
attraversano le ere 
proiettando particole, orologerie 
cieche puntate nelle tenebre, 
luci scottanti della fine

l'universo enfiato 
in un punto 
che tutto sugge, 
il nero foro dei mondi, 
ombra contratta, 
nulla allo stato puro.

Oscureremo per troppa chiarità, 
un collasso 
per veemenza di stelle…

entropia 
non è piacere 
di belle metafore e brune 
ma morte della luce, 
fuga da grazia 
materna, 
totale penetrazione 
del gelo.

In un grande strappo 
il mietitore fosco 
espanderà questa 
illusione vitale 
esternandola all'oscura potenza

sebbene 
serbiamo il segno, 
unica serie di curve 
al limite del sensibile 
nella sera del cosmo.




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