miércoles, 7 de noviembre de 2012

VINCENZO BAGNOLI [8316]




VINCENZO BAGNOLI
Nació en 1967 en Bolonia, ITALIA donde vive. Tocaba en una banda de rock, trabajó para revistas y emisoras locales, ha trabajado en investigación y en la docencia en la Universidad y escribió ensayos y libros de crítica literaria contemporánea (Contemporanea, Esedra 1997; Letterati e massa, Carocci 2000; Lo spazio del testo, Pendragon 2003). Y "uno de los fundadores de" Versodove "de la revista literaria, y actualmente trabaja como editor de la editorial Molino. Ha publicado 33 libros de poesía estéreo rpm LP (1980-2000) (Gallo y Calzati de 2004, la música de Nicholas Bagnoli), FM - onda corta (Gallo & Calzati, 2004; musiche di Nicola Bagnoli), FM – onde corte (Bohumil, 2007; disegni di Giacomo Della Maria) e Deep Sky (d’if, 2007)



Ordo rerum

     para Manuela Pasquini

En el orden de las cosas están
las tardes y las noches de viento,
la casa vacía, la voz en el teléfono
frases que deberían olvidarse
y que regresan como una fiebre
ligera sobre la piel, a las cinco:
un aire apenas más denso, algo
que reaparece en el vano sobre el umbral.
Pero dime, ¿qué importan los lamentos?
debajo de las apariencias y las ocasiones
está solo el lento pasar del tiempo:
los dolores los hemos imaginado
las miradas y las últimas veces
como post-it pegados a los días
se despegarán lentos, y con gracia
la melodía del sintetizador
suena cada vez, pero sin rencor
la sigla del game over en tu juego.






Neogris

Los cero grados de la mañana son
una línea invisible y concreta
una barrera en los umbrales del alba
la marca gris sobre el paisaje
en estos días cansados y muy cortos
sopla un viento helado del norte
lleno de Ira de resignación
bate la tierra se condensa sobre el suelo
la rabia fría y lúcida de hielo
un permafrost perenne, una banquisa
inmóvil la costra de plutón
en el vacío de Una órbita exterior
de la que aún no encuentro los bordes.
Ya nos hablamos solo en sueños
y algunas veces me abraza tu cuerpo
lo siento pero no llegó nunca a verlo
toco la impronta el peso la presión
un cálculo sutil de tensores
un álgebra que intento atrapar
en la mente luego cuando me despierto
¿es este el deseo que me queda
el cálculo despiadado de un valor
la empinada busca de una cifra?

Poesia da imparare e da cantare
Versiones de J.Aulicino



Ordo rerum

     per Manuela Pasquini

Nell’ordine delle cose ci sono
i pomeriggi e le sere di vento
la casa vuota, la voce al telefono
frasi che andrebbero dimenticate  
e che ritornano come una febbre 
leggera sotto alla pelle, alle cinque:
un aria appena più densa, qualcosa
che riaffiora dal vano sulla soglia.
Ma dimmi, cosa importa dei rimpianti?
di sotto all’apparenza e alle occasioni
c’è solo il lento passare del tempo: 
gli strappi ce li siamo immaginati
gli sguardi dati e le ultime volte
messi sui giorni come trasferelli 
si staccheranno lenti, e con grazia 
la melodia del sintetizzatore
suona ogni volta, ma senza rancore
la sigla del game over nel tuo gioco.






Neogrigio

Gli zero gradi del mattino sono
una linea invisibile e concreta
una barriera alle soglie dell’alba
la grigia biffatura del paesaggio
su questi giorni stanchi e troppo corti
soffia un vento gelato di borea
pieno di Ira di rassegnazione
batte la terra condensa sul suolo
la rabbia fredda e lucida di ghiaccio
un permafrost perenne una banchisa
immobile la crosta di plutone
nel vuoto di Un’orbita esterna
di cui non ho trovato ancora i bordi.
Ormai soltanto in sogno ci parliamo
e qualche volta mi abbracci il tuo corpo
lo sento ma riesco mai a vederlo
tocco l’impronta il peso la pressione
un calcolo sottile di tensori
un’algebra che cerco di tenere 
a mente dopo quando poi mi sveglio 
è questo il desiderio che mi resta
il calcolo spietato di un valore
la ripida ricerca di una cifra?






Skyline

Gela la terra E gela il colore
rappreso come Un angolo di ombra
l’ira di orione la sua trasparenza 
tremenda senza tregua la stanchezza
i chiari cieli bassi dell’inverno
la verità del termometro fredda
il buio nella strada del mattino
nel centro dell’occhio la macchia il vuoto
il grande cerchio d’ombra dell’eclittica
Siamo rimasti al bordo di giornate
gli sguardi come stanchi soli raggi
rasenti ai muri esterni di dicembre
nei pomeriggi corti e vuoti obliqui
non una sillaba Ai giorni brevi 

Skyline: richiama il titolo di una canzone del gruppo irlandese dei Clannad (1985), ma genericamente significa in inglese «orizzonte» (è molto poetico però che alla lettera significhi «linea del cielo»)








Aquarius

Soli fiochi E opachi mai sereni
nel cielo un pallido azzurro lontano
la solita lama a fine gennaio
taglia come un rasoio astioso l’aria
di questi pochi passi in equilibrio
nel vasto vento della rotazione
È come se nel moto del pianeta
l’oceano si alzasse da occidente
una stonata marea di molecole
per traversare le nostre regioni 
in una stupefatta aridità
di asfalti di cementi e di fuliggine
tutto è spento dai morsi del mese
cade la cenere nei giorni in coda
come il ruggito dei cirri in quota

Aquarius: è il nome della costellazione, ma richiama anche il titolo di una canzone e il refrain dell’«età dell’acquario», l’epoca di pace e amore che avrebbe dovuto iniziare con gli anni ’70 e che è invece è ancora ben la da venire (al di là del buon senso, anche astrologicamente inizierebbe verso il 2645...).








Tritone (major Matt Mason)

Gelido pallido elettrico sole
freddo colore del magro febbraio
crepuscoli di sera acuti come spilli
schiacciati nel silenzio spenti in fretta
nel vento ancora teso e raggelato
questa è la fame dell’unghia dell’osso
e quello strazio di nuvole in alto
durante i corti tramonti invernali
toglie anche l’aria ti lascia nel vuoto
di un altro mondo alieno e inospitale
nei cieli di Idrogeno e metano
dei torpidi pianeti esterni e sopra
la grande macchia oscura di nettuno
orlata ai bordi di nuvole chiare
esplori il nuovo senso dei tuoi passi


Tritone (Major Matt Mason): Tritone è il satellite di Saturno su cui è di recente atterrata una sonda, svelando linee costiere e panorami simili a quelli terrestri; la differenza è che l’atmosfera, i fiumi e mari di quel mondo sono composti di idrocarburi, mentre i vulcani eruttano ghiaccio fuso. Major Matt Mason è invece il nome di un giocattolo della Mattel, raffigurante un astronauta, che mi fu regalato nella mia prima infanzia, quando pensavo che anch’io avrei viaggiato nello spazio e visitato magari Tritone: oggi percorro ambienti ostili simili, dominati da idrocarburi e gelo, ma sono banalmente le mattine invernali di Bologna.








Vega (agrippa 2004)


Che ora i mostri metallici del petto 
muovano guerra distruggano tutto
che ora bruci il fuoco le cortecce
schianti la stiva delle petroliere
accenda le maree delle fiamme
nere consumino il mondo Intero
che ora il dolore mi porti lontano
lungo Il fiume di strade veloci
e verso l’isola degli esiliati
che mi rimangi il destino e consumi
i passi conosciuti e disattesi
senza le Ossa si lasci la tomba
l’ultimo Anno del mondo anche questo

Vega: è il nome di alpha lyrae, altra stella, ma anche del nemico di Goldrake (un anime giapponese, ma degli anni ’70) i cui mostri meccanici devastavano la terra nel tentativo di conquistarla.







dottor Inferno

Questo È il teso filo della febbre
la fiamma asciutta degli anni passati
di qualche azzardo ancora cercato 
delle altre veglie il morso dei sogni
la rabbia che aggredisce a tradimento
vento nero nel cuore della notte
i mesi della fame e dell’assedio
sangue ammalato di altrove e altrimenti
che picchia forte le vene del collo

Questo è il lampo che ha ferito gli occhi
all’alba di una sera disperata
disastro senza nome e senza volto
maggio si sfascia in piogge e rovesci
in strade bagnate senza speranza
novembre frana in mattine feroci
asciutto mare di acciaio satinato
un calmo lago di mercurio freddo
adesso non c’è modo di tornare

uomo già fui e di voi non m’importa

Dottor Inferno: è il nome del nemico di Mazinga Z (protagonista di un’altro anime), i cui scopi e metodi sono per il resto simili.


(testi tratti da Deep sky)







Days of Radiance (pseudosonetto)

dal cielo dei gemelli il sole incendia
già sopra i tetti e sopra all’asfalto
l’aria appassita di queste giornate
di primavera affogata nell’afa
fra ozono e smog Dopo i perduti giorni
del sole del sale dell’amarezza
dope le prime notti dell’estate
verranno i tramonti pieni di luce
smagliante del colore dei pianeti
e di costellazioni ammiccanti
ad altri luoghi e a un altro cielo terso
sgombro dai cumulonembi sereno
alla bellezza di un sorriso atroce
intorno la rovina di ogni cosa

(inédito)


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